Capitello reimpiegato, con altro pezzo, nella costruzione del pilastro del porticato adiacente la chiesa (X sec.).

Le trasformazioni
edilizie della Pieve

Il complesso plebano della Mitria si presenta attualmente, dopo sostanziali vicende edilizie di trasformazioni strutturali e architettoniche, che hanno avuto riscontro nell’osservazione di alcune murature recentemente indagate. La presenza di frammenti epigrafici, cippi sepolcrali e are di età romana, pur suggerendo l’esistenza in sito di strutture ad essi pertinenti, non ha dato, a tutt’oggi, nessun riscontro diretto. Nel 1990 si sono avviate indagini sulle murature del complesso, quelle rimaste senza intonaco, al fine di poter identificare, nelle diverse tessiture murarie, eventuali sequenze costruttive. La raccolta dei dati, per ora relativi ad alcuni prospetti della chiesa, del campanile e del corpo di fabbrica (ossario) addossato a nord-est, hanno consentito di identificare alcune fasi pre-romaniche (VIII-IX secolo), romaniche (Xll - inizio XIII secolo), precedenti l’attuale e definitiva stesura planimetrica rinascimentale. Diamo una breve sintesi delle principali fasi edilizie che sono state evidenziate nella planimetria allegata.


Le successive modificazioni del complesso della Pieve (Disegno di R. Pareccini)


T
re diverse tessiture murarie
Di particolare interesse è subito apparsa la muratura del perimetrale nord-est della chiesa, visibile nell’ossario che gli si addossa (tratteggio verde). Sono state identificate tre diverse tessiture murarie attribuibili a fasi edilizie diverse.
Cippo sepolcrale IN FR P XL (In fronte pedes quadraginta) utilizzato per la formazione dello stipite della porta della stalla sotto il porticato dell’ edificio colonico. Il cippo indica le misure di un’ area sepolcrale: in larghezza di quaranta piedi, circa dodici metri.

La più antica, identificata per un breve tratto nella parete bassa del perimetrale, è formata da ciottolame di vario calibro, legato da malta in strati irregolari e pare potersi ascrivere a un periodo pre-romanico alto-medievale di VIII-IX secolo. Una seconda fase, impostata direttamente sulla muratura preromanica, formata da masselli di medolo ben squadrati a spacco, legati da malta, è sicuramente attribuibile alla chiesa romanica di XII - inizio XIII secolo. Una terza fase costruttiva, coperta da un intonaco rustico, identifica il sopralzo quattrocentesco.

Gli affreschi più antichi
Anche l’osservazione degli affreschi più antichi della chiesa sono stati d’aiuto nella identificazione delle murature romaniche, come l’Ultima Cena della seconda metà del Duecento, sul perimetrale sud-ovest della chiesa, che fornisce un termine cronologico di preesistenza della muratura stessa.

Il Campanile
All’originario edificio romanico apparteneva la vecchia sagrestia e la parte inferiore del campanile. Quest’ultimo è osservabile all'intemo della chiesa, con le apparecchiature murarie impostate su archi a ghiera di mattoni e poggianti su un pilastro quadrangolare, formato da grossi blocchi lapidei alcuni dei quali d’età romana. La parte superiore del campanile, visibile all’esterno, con le cerniere angolari non bugnate, è di periodo successivo (XV sec.).

L'orientamento della chiesa romanica
La planimetria della chiesa romanica coincideva, quindi, con gli attuali perimetrali NE e sod-ovest. L’ipotesi che l’orientamento della chiesa romanica fosse perpendicolare all’attuale (Braghini), non ha avuto, allo stato attuale, nessun riscontro certo.

Le trasformazioni del ‘400: i pilastri di rinforzo,
la nuova copertura a crociera e l’ abside poligonale

Consistenti lavori di trasformazione dell’edificio chiesastico vennero avviati fin dalla prima metà del Quattrocento, con la sopraelevazione dei perimetrali e del campanile, la formazione dei pilastri di rinforzo e sostegno alla nuova copertura con volta a crociera. La pavimentazione della chiesa venne sopralzata di circa mezzo metro, come dimostra il dislivello delle soglie di accesso dei due portali romanici dell’entrata laterale, vicino al campanile e quello della vecchia sagrestia. Con la sopraelevazione quattrocentesca, le murature del corpo chiesale e dell’abside vennero perimetrate sotto-gronda da un fregio architettonico in mattoncini di cotto, con arricchimento di archetti trilobi sulla facciata. L’esistenza della cappella esterna di S.Rocco (demolita nel 1950), sulla facciata della chiesa e in adiacenza alla Cappella del Corpo di Cristo, è documentata già nella seconda metà del XV secolo. I lavori di ampliamento rinascimentale si completarono con la costruzione del presbiterio con l’abside poligonale; successivamente, sul fianco del presbiterio, venne addossata la nuova sagrestia.

Un’ iscrizione a memoria
A memoria di questi consistenti lavori venne fatta un’ iscrizione sulla contro-facciata, la quale attesta che il tempio ad onore dell’Annunciazione e gloriosissima Vergine Maria “fu riedificato al tempo di D. Giovanni De Stefani di Nave arciprete di questa pieve l’anno 1501”. Certo la portata dei lavori di trasformazione e ampliamento furono tali da affermare che il tempio “reedificatum fuit”.

Successivi lavori di restauro
Di altri successivi lavori di restauro, effettuati nel 1582 dall’arciprete Badassare Cottoni, dei quali non conosciamo l’entità, ma, forse, da correlare con le visite pastorali, vi è testimonianza nell’iscrizione graffita sull’intonaco a fianco dell’altare della terza cappella di sinistra: “Rest(auratu)m An(n)o 1582 / R.do Cottono / Archip(res)b(ite)ro / bre 23 / +..../”.
Don Baldassare Cottoni fu arciprete dal 1581 al 1630, quando morì di peste. Nel 1696, con la collocazione dei nuovo portale barocco, il rosone soprastante venne trasformato in finestra quadrata; durante i lavori venne coperta l’iscrizione del 1501 che venne rifatta appena sopra il portale:
”Die 26 Martii dies consacra(tionis) / hoc templu(m) ad (h)onorem B(eatae) Mariae Virg(inis) / reedificatum fuit / tempore D(omini) Joannis De Stefanis De Navis / Archip(resbiteris) huius plebis 1500 / haec pictura facta fuit anno D(omini) 1696”.
Nel 1950 si avviarono lavori che interessarono la demolizione della cappella esterna di S.Rocco, la costruzione della nuova cappella all’interno della chiesa per la collocazione dei teschi, in adiacenza alla cappella del Corpo di Cristo; venne ripristinato il rosone della facciata e si diede inizio al restauri degli affreschi, man mano venivano alla luce.

Murature affioranti nella corte
Nel 1994, con il completamento dei lavori di rifacimento del tetto della chiesa, sono stati effettuati, a Nord e a Sud dell’ edificio cultuale, lavori di sterro, nella formazione di canalette per la posa di tubazioni per lo smaltimento dell’acqua. Durante lo scavo nel cortile dell’edificio colonico, sono state intercettate, dall’impresa appaltatrice, murature di pietrame e malta. La successiva pulizia delle trincee di scavo, ha identificato un livello di riporto con frammenti di laterizi, coppi e ceramiche d’ età basso-medievale; nello stesso livello, è stata raccolta una moneta cinquecentesca di Filippo II (trillina). ln aderenza alla muratura C 1, già in precedenza visibile a filo del cortile, sono stati rinvenuti frammenti di pietra ollare appartenenti a fondo e parete di recipiente.

L'interno della chiesa

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